Premessa
Restaurare un dipinto su tela comporta una serie di interventi che possono essere di normale routine manutentiva, se lo stato conservativo è discreto, fino ad arrivare a complesse, ma necessarie, operazioni invasive, come la foderatura, qualora l’opera versi in condizioni non ottimali. È proprio quest’ultimo il caso della grande tela bononiana oggetto del presente intervento.
Il procedimento, realizzato dallo scrivente e da un selezionato team di allievi del Corso FSE “Tecnico del restauro dei beni culturali” ECIPA – CNA Rovigo, ha avuto lo scopo di ripristinare pianezza e regolarità alla superficie pittorica, mediante l’incollaggio della tela originale su una nuova, nonché di ristabilire tensione ed elasticità al supporto gravemente danneggiato.
I pittori, tuttavia, e quindi anche il nostro Carlo Bononi, concepivano la tela come un supporto stabile e rigido, apprettato da collanti e dall’applicazione degli strati preparatori al fine di renderlo quasi autoportante. Questo viene anche confermato dalla struttura fissa in cui erano realizzati i telai lignei, intesi come elementi perimetrali d’irrigidimento e non come meccanismi di tensione (anche il telaio originale del dipinto oggetto del nostro intervento era rigido con la tela inchiodata e tesa).
L’intervento conservativo ha quindi profondamente trasformato l’opera da un punto di vista prettamente strutturale. L’operazione di foderatura è così divenuta elemento integrante del dipinto stesso, modificando in gran parte le funzioni strutturali di tensione tra telaio, tela di rinfodero e tela dipinta. Una procedura assai complessa, ma necessaria alla conservazione dell’opera, come dimostrano le delucidazioni tecniche e operative di seguito analizzate.
Fabio Bevilacqua

Fig.1, Carlo Bononi, Incoronazione della Vergine, 1616-17, Ferrara, Santa Maria in Vado, transetto.
Il presente intervento è volto a descrivere le diverse fasi di restauro del dipinto realizzato da Carlo Bononi attorno al 1616-17, raffigurante l’Incoronazione della Vergine, per essere collocata nell’oculo della cupola dipinta posta all’intersezione tra il transetto e la navata maggiore della Chiesa di Santa Maria in Vado. L’olio su tela, dalla forma circolare, è di notevoli dimensioni, raggiungendo un diametro di circa 3 m: è infatti composto da due tele centrali di 1,20 m di larghezza, due lunette laterali e un piccolo spicchio (in corrispondenza del capo di Dio Padre) cuciti a sopraggitto, antica tecnica che unisce i supporti senza sovrapporre i lembi.
Nonostante l’ultimo restauro eseguito sul dipinto risalisse solamente al 1995, la presenza di un’apertura nel sottotetto ed un foro sul controsoffitto in arellato, proprio in corrispondenza della localizzazione del quadro, ha permesso a volatili, insetti e roditori di danneggiare il dipinto nel corso degli anni; in particolare il guano depositato ha favorito lo sviluppo di dermestidi, insetti che si sono poi nutriti della colla animale e della tela applicate nel precedente intervento di restauro.
Se il retro dell’opera presenta quindi danneggiamenti causati dai ripetuti attacchi biologici di cui sopra, da un’indagine visiva del fronte, invece, la superficie pittorica presentava lacerazioni, deformazioni e lacune.

Tavola A – Schema su disegno del degrado
Dopo lo smontaggio del quadro dal soffitto è stata eliminata la velinatura provvisoria di pronto intervento eseguita nel 2012, sul taglio centrale e sulle lacune, realizzata al fine di preservare il dipinto fino al restauro qui in oggetto. Il quadro è stato interamente velinato con carta millerighe incollata con colletta per proteggere la pellicola pittorica durante le fasi di restauro, quindi schiodato dal telaio e posto su un piano con il retro rivolto verso l’alto.
A questo punto si è resa necessaria l’asportazione di ciò che restava della rifodera, realizzata inumidendola con una soluzione di benzalconio cloruro in acqua ed eliminando i residui con bisturi. Il benzalconio cloruro (sale quaternario d’ammonio) oltre ad ammorbidire la colla e rendere più agevole il distacco della rifodera ha agito con azione disinfettante.
- Fig. 2, Particolare delle rosure
- Fig.3, Schiodatura del dipinto dal suo telaio
- Fig.4, Eliminazione della tela di rifoderatura
I margini perimetrali del dipinto, fortemente danneggiati, frammentati e mancanti in alcuni punti, sono stati fermati temporaneamente nella loro corretta posizione con strisce di carta fissate con colletta.
Si è quindi deciso, prima di procedere con le fasi dell’appianamento delle deformazioni e dei tagli sopra citati, di risarcire le lacune presenti sul dipinto. A tal scopo abbiamo preparato degli innesti di tessuto, con tramatura quanto più simile a quella originale, fissandoli con adesivo per sigillatura a caldo (Beva 371) sciolto ed attivato con termocauterio.
I bordi delle due tele scucite al centro del dipinto presentavano delle ondulazioni di tutto il pacchetto pittorico, pertanto, prima della ricongiunzione è stato indispensabile ripristinarne la planarità. L’area è stata quindi inumidita con una soluzione composta da alcool puro ed acqua, successivamente pressata per un’intera notte e quindi asciugata dall’umidità residua con una leggera stiratura.
La scucitura centrale è stata “suturata” con fibre di patta di lino, fissate ad una distanza di circa cinque centimetri con le stesse modalità utilizzate per gli innesti; questa operazione è servita per dare il corretto posizionamento ai lembi di tela. Successivamente si è preferito garantire una migliore resistenza dei bordi di ancoraggio della tela al telaio, ponendo delle alette ritagliate da frazioni di patta di lino incollate anch’esse con beva e termocauterio.
Durante il restauro del 1995, per consolidare l’intero pacchetto pittorico, è stata applicata una soluzione di metacrilato in solvente (Paraloid B72 in acetone al 15%), la quale aveva dato buoni risultati mantenendoli nel tempo. Si è scelto quindi di procedere nuovamente al consolidamento con la stessa resina acrilica, su cui è stato steso ed incollato un tessuto leggero “cotonina” lasciato asciugare e poi stirato per fissarlo completamente.
- Fig.5, Appianamento delle parti non planari
- Fig.6, Cucitura del taglio centrale con fibre di patta di lino e adesivo per sigillatura a caldo
- Fig.7, Stesura di soluzione di metacrilato in solvente come consolidamento della tela originale
Come da metodologia consolidata nel tempo, la tela di rinforzo è stata preparata su telaio interinale in legno ad incastro di dimensioni maggiori rispetto a quelle del quadro, bagnata per snervarla e nuovamente tensionata. Stesa la colla di pasta sul retro del dipinto, si è adagiata la tela di rifodero e con un pressoio si è fatta penetrare la colla tra le fibre della patta di lino. A questo punto la colla è stata lasciata asciugare per almeno due ore, dopodiché il dipinto è stato stirato sia sul fronte, previa bagnatura con spugna, che sul retro, per favorire la solidarizzazione degli strati e la distensione della superficie per azione del calore e della pressione.
Dopo qualche giorno il quadro è stato svelinato, dapprima inumidendo la carta millerighe con acqua fredda per far rigonfiare la colletta, poi con acqua molto calda per farla sciogliere completamente, ed infine tutta la superficie è stata lavata con acqua per rimuovere i residui di colla.
- Fig.7, Realizzazione del telaio interinale con tensionamento su di esso della tela di rifoderatura
- Fig. 8, Telaio interinale
- Fig. 9, Svelinatura della superficie pittorica
Il telaio ligneo, che ha sostituito quello vecchio nell’ultimo restauro, è composto da due centine concentriche, di cui quella interna fissa e irrigidita da un graticcio di traverse e quella esterna mobile ed espandibile attraverso molle, non presentava alcun tipo di degrado e necessitava solamente di un intervento di manutenzione. Gli elementi metallici lievemente ossidati sono stati trattati con un convertitore di ruggine e successivamente lubrificati. Arrivati a questo punto il dipinto è stato nuovamente inchiodato al suo telaio e tensionato allentando le molle dello stesso.
Terminate le operazioni di rinforzo strutturale dell’opera, sono iniziati gli interventi di restauro estetico. Si vuole ricordare che su questo fronte le problematiche consistevano in lacune della pellicola pittorica, in alcuni casi di mancanze della tela e tagli.
Come base per la successiva reintegrazione pittorica sono state eseguite le stuccature delle mancanze curando con particolare attenzione l’andamento della superficie per raccordarle in modo continuo al pacchetto pittorico limitrofo. Lo stucco è stato preparato con gesso di Bologna mescolato a secco al pigmento color terra d’ombra e colla lapin. Gli eccessi sono stati rimossi con un tampone imbevuto di acqua. Quindi, è stata stesa a pennello una diluizione di vernice mastice ed essenza di trementina su tutto il quadro e sulle stuccature, uniformemente distribuita con un tampone di tela, per rendere lo stucco impermeabile ai successivi restauri estetici.
- Fig. 10, Operazioni di restauro estetico con prove di colore
- Fig. 11, Operazioni di restauro estetico
- Fig. 12, Operazioni di restauro estetico con esecuzione di ritocchi pittorici
L’ultima fase riguarda il restauro pittorico delle stuccature e dei precedenti restauri alterati dalle operazioni sopra descritte. La reintegrazione delle parti mancanti è stata realizzata cercando di garantire la lettura completa dell’opera attraverso un restauro mimetico. Dopo una prima stesura di colore a tempera come base, scelto per la sua migliore stabilità cromatica nel tempo, sono state realizzate le velature ad acquerello e con colori a vernice. Questi ultimi sono più coprenti degli acquerelli e consentono inoltre di velare macchie, abrasioni e altri elementi esteticamente deturpanti presenti sulla pellicola pittorica che interferiscono con la lettura formale dell’opera.
In conclusione, per fissare i ritocchi e proteggere il dipinto è stata applicata a pennello una vernice finale opaca della Winsor&Newton®, scelta per la sua reversibilità, trasparenza, elasticità e scarso ingiallimento nel tempo.

Tavola B – Schema su disegno dei ripensamenti pittorici
Pubblicato su “MuseoinVita” | 5-6 | giugno-dicembre 2017