Questo contributo è  nelle nostre intenzioni il primo di una serie, che intende portare all’attenzione del pubblico l’eccezionale potenziale informativo della civica collezione dal punto di vista storico, economico e strettamente numismatico e la qualità artistica dei suoi tesori.

Obiettivo principale sarà informare il lettore delle operazioni più recenti e dei progetti in corso in campo numismatico; daremo così ragione del meticoloso e impegnativo lavoro, spesso sommerso, che comporta la cura di questa raccolta e necessariamente ne precede e accompagna lo studio e la divulgazione, analogamente a quanto avviene per le altre collezioni archeologiche e artistiche  che i Musei di Arte Antica conservano.

Ci proponiamo inoltre, cammin facendo, di rammentare il fondamentale ruolo giocato dalla collezione nell’ambito delle istituzioni culturali della città nel XVIII secolo, la storia degli illustri ferraresi che nei secoli seguenti ne hanno accresciuto il prestigio, le principali iniziative di cui la raccolta numismatica è stata protagonista negli ultimi decenni.

Fig. 1, Zecca di Ferrara, Ducato, Borso d’Este Duca, 1452-1471, Inv. NU123.

Brevi note sulla collezione

La Collezione dei Musei di Arte Antica, costituita da circa 25.000 esemplari, offre una visione organica della Numismatica come disciplina autonoma: consta di una pregiata selezione di monete di età greca, di una documentazione molto consistente di materiali romani, repubblicani ed imperiali, di una campionatura di monetazioni bizantine e di una fondamentale raccolta di emissioni di zecca italiana medioevale e moderna.

Meritano una menzione speciale, per interesse storico-numismatico ed artistico, la Collezione Vaccari, che consta di oltre 200 monete estensi con emissioni in oro e argento dalle  straordinarie qualità formali, ed il tesoretto di Alberone di Ro, costituito da circa 1000 esemplari, eterogenei per zecca e metallo, eccezionale documento della circolazione monetaria a Ferrara nel XVI secolo[1].

La fisionomia del Gabinetto Numismatico di Ferrara si completa con una ricca sezione di medaglie, che annovera esemplari fusi dai più importanti autori del Rinascimento – quali Pisanello, Matteo dei Pasti, Sperandio – e un’ ampia esemplificazione della medaglistica papale tra i secoli XVI e XIX.  La storia tecnologica della produzione monetaria è inoltre documentata grazie alla eccezionale presenza di 1104 conii e punzoni provenienti dalla zecca pontificia, attiva a Ferrara dall’inizio del XVII alla metà del XVIII secolo, presumibilmente depositati presso il museo civico negli anni della dominazione francese.

Il nucleo originario di questo Medagliere deriva dalla raccolta del ferrarese Don Vincenzo Bellini (1708-1783), considerato uno dei padri fondatori della numismatica moderna.  Il 23 gennaio 1758, lo studioso accettò di cederla alla Municipalità cittadina assumendo il titolo di Custode del Patrio Museo, istituzione al tempo collegato all’Università in Palazzo Paradiso. Ulteriore forte impulso alla collezione numismatica venne poi impresso  da Giuseppe Antonelli, Direttore della Civica Biblioteca e del Museo dal 1825 al 1884, con una intensa campagna di acquisizioni e la donazione della propria raccolta personale[2].

Dopo il trasferimento del Museo in palazzo Schifanoia, nel 1898, il Medagliere venne progressivamente arricchito da doni ed acquisti, che implementarono le sezioni già esistenti e introdussero le produzioni del nuovo secolo, fino a documentare l’era fascista con un piccolo nucleo di medaglie. Anche la storia recente della nostra lira e i grandi mutamenti economico-culturali dovuti all’adozione dell’euro sono oggi ampiamente presenti, grazie alla straordinaria generosità di Giorgio Cirelli, collezionista ferrarese e benemerito donatore da poco scomparso.

Fig. 2, Pisanello, Medaglia con ritratto di Leonello D’Este, 1441-1444, Inv. NU51183.

La sezione romana. Attività pregressa e progetti in corso

L’attivazione del grande cantiere post-sisma del complesso di Schifanoia, previsto per l’inizio del 2018,  ha determinato la necessità di trasferire in nuove sedi le civiche collezioni. L’impegnativo spostamento del Medagliere, completato nei mesi scorsi, ci ha fornito il destro per avviare un generale riordino delle sezioni e riattivare la catalogazione  sistematica della collezione, sospesa da lungo tempo.

Negli ultimi decenni la cura del patrimonio civico è stata tuttavia costante ed è stato possibile effettuare vari restauri necessari alla buona conservazione dei pezzi e condurre campagne fotografiche di notevole entità, presupposto necessario per riordinamento, controllo degli inventari e redazione di nuove schede di catalogo; inoltre numerose sono state nel tempo le mostre e le pubblicazioni che hanno interessato monete, medaglie e strumenti di zecca; nei prossimi numeri della rivista, in parallelo al resoconto sulle attività in corso, si intende fissare la memoria dei più importanti tra questi interventi pregressi.

In prima battuta si è deciso di affrontare la sezione romana, oggetto di un intenso lavoro  condotto alla fine degli anni Settanta e successivamente trascurata a favore di una serie di iniziative di carattere scientifico, espositivo e divulgativo orientate principalmente sulle produzioni medievali e moderne.

In quella prima fase di studio furono catalogati, oltre ad un nucleo di circa 370 pezzi di età repubblicana, 555  monete di III secolo, da Treboniano Gallo (251-253 d.C.) a Numeriano (283-284 d.C.) e circa 690 esemplari distribuiti tra l’età tetrarchica ed il governo di Costantino I e dei suoi figli, nel periodo 285-350 d.C. [3].

Procedendo a ritroso e ricollegandoci a quanto già noto, abbiamo preso in esame nei mesi scorsi un ulteriore nucleo inquadrabile nella seconda metà del III secolo d.C.. I primi esiti di questo studio sono esposti nel puntuale intervento di Francesca Acqui, la cui preziosa collaborazione ha reso possibile il progresso delle indagini sul Medagliere ferrarese.

Fig. 3, Zecca di Ferrara, Conio di rovescio per scudo di papa Paolo V, 1619-1621, Inv. NU50605.

Per il futuro, ci proponiamo di affrontare anche la monetazione imperiale dei primi secoli, che seppure ben presente nell’ambito della collezione, ad oggi è sommariamente documentata soltanto dagli inventari storici dell’Ottocento e del primo Novecento.

Particolare impegno si continuerà a profondere nell’analisi dei fondi d’archivio, con l’intento di ricostruire per quanto possibile i principali nuclei costitutivi della sezione romana,  i cui singoli elementi non recano indicazioni specifiche di provenienza, né  data di acquisizione. Dal confronto tra i principali elenchi a disposizione (a partire dagli splendidi indici manoscritti della Collezione Bellini e dalla corposa documentazione della fase Antonelli, fino agli atti amministrativi del XX secolo) si cercherà di evincere se al suo interno siano effettivamente confluiti complessi collezionistici autonomi, la cui fisionomia ancora sembra riverberarsi nella composizione attuale del Medagliere.

Già in passato si è infatti notato un gruppo di emissioni di età tetrarchica, costantiniana e post-costantiniana – in prevalenza folles e divisionali – particolarmente omogenee, continue ed abbondanti, tale da far supporre la comune derivazione da un’unica raccolta.

Analoga situazione si ripropone ora per i materiali tra Gordiano III (238-244) e Treboniano Gallo (251-253), come chiaramente esplicato nel contributo di Francesca Acqui su questo stesso numero, corredato da grafici particolarmente eloquenti e da una serie di confronti, stabiliti a titolo puramente ipotetico, tra questo particolare gruppo di esemplari ed una serie di ripostigli coevi.

Risulta dunque imprescindibile prevedere, nell’immediato, una sistematica ricerca nell’archivio dei Musei di arte antica, al fine di verificare se siano documentati lotti acquisiti in un’unica soluzione e con medesima provenienza, che si possano legittimamente far risalire a  rinvenimenti multipli frutto di nascondimento intenzionale o, altrimenti, riconoscere come porzione di qualche privata collezione con caratteristiche peculiari.

 

Note

[1] M.T. Gulinelli, Il tesoretto di Alberone di Ro Ferrarese, Roma 2002.

[2] La storia del civico museo numismatico di Ferrara è delineata in M.T. Gulinelli, Il museo numismatico di Vincenzo Bellini, in P. Castelli (a cura di), La rinascita del sapere. Libri e maestri dello Studio ferrarese, cat. della mostra (Ferrara, Castello Estense, 18 ottobre 1991 – 1 giugno 1992, Ferrara 1991, pp. 456-465; Eadem, La collezione numismatica del Museo dello Studio, in “Annali di Storia delle Università Italiane”, 8, 2004, pp. 151-163; Eadem, Don Vincenzo Bellini e il collezionismo numismatico nel Settecento, in Cultura nell’età delle Legazioni, “Quaderni degli Annali dell’Università di Ferrara”. Sezione Storia, 1, 2005, pp. 113-130, ove nelle note si raccoglie anche la bibliografia precedente sull’argomento.

[3] Si tratta del primo intervento radicale di riordino, operato sul medagliere dopo gli eventi bellici del Novecento, che ha comportato un impegnativo lavoro di ricollocazione, censimento e catalogazione dei pezzi. Voluto da Ranieri Varese, allora Direttore dei Musei Civici di Arte Antica, il progetto è stato coordinato da Emanuela Cocchi Ercolani, Docente di Numismatica presso l’Università di Bologna. Si veda in proposito: E. Cocchi Ercolani, La collezione numismatica del Civico Museo di Schifanoia a Ferrara, “Musei Ferraresi”, 9/10, 1978, pp. 214-217, a cui fanno da corollario una serie di brevi interventi tematici ad opera dei giovani studiosi coinvolti nell’iniziativa.

Pubblicato su “MuseoinVita” | 5-6 | giugno-dicembre 2017