Con giusta intensità.
L’intervento di “Illuminare” al Museo Schifanoia

Pubblicato su “MuseoinVita” | 11-12 | 2020/21


In collaborazione con lo studio di architettura QB Atelier di Ferrara degli architetti Filippo Govoni e Federico Orsini, Illuminare Srl si è occupata di ridefinire l’apparato illuminotecnico delle sale e delle teche espositive dell’ala trecentesca e quattrocentesca del Museo Schifanoia.

La riapertura ha portato con sé il totale ripensamento della logica espositiva e di relazione con il visitatore, ridefinendo la percezione delle opere attraverso la geometria dei sistemi espositivi e soprattutto tramite una nuova luce. La richiesta riguardava la progettazione di tipo puntuale da inserire nelle teche e quella rivolta a valorizzare opere esposte singolarmente, come il sarcofago in marmo di Prisciano Prisciani, ricco di bassorilievi.

Fig. 1 – Sperandio Savelli, Sarcofago di Prisciano Prisciani, 1473 ca., marmo

L’obiettivo è stato quello di creare, con l’aiuto della luce, un museo che si visita come una vera e propria mostra, individuando spazi definiti da giochi di luci e ombre. Il risalto dato dalla luce, in questo caso, è focalizzato a far spiccare gli oggetti in esposizione e i loro dettagli per carpire attenzione e curiosità del visitatore.

 

La progettazione

Il processo di progettazione è avvenuto in stretto dialogo con QB Atelier, gli allestitori, il direttore del museo Giovanni Sassu e l’architetto Lucia Angelini di Fondazione Ferrara Arte, i quali ci hanno trasmesso il progetto e le relative problematiche.
Tramite il sistema Dialux, abbiamo ricostruito ogni sala completa di teche e provveduto alle verifiche simulando le opere che sarebbero state esposte per meglio rendere l’idea del risultato finale. Una volta definito e approvato il progetto illuminotecnico, è stato effettuato un sopralluogo per la prova sul campo, utilizzando due prototipi di teche contenenti opere d’arte.

Fig. 2 – Scuola ferrarese, Borso d’Este, post 1471, bronzo

Le prove sono state eseguite in presenza dei professionisti sopra citati e insieme a Maria Teresa Gulinelli, curatrice delle collezioni archeologiche e numismatiche dei Musei di Arte Antica. L’obiettivo delle prove era di confermare i risultati previsti in fase progettuale, apprezzare l’effetto delle differenti ottiche scelte direttamente sulle opere e confermare l’ottenimento delle rese desiderate. È stata verificata anche la perfetta compatibilità dei sistemi con le teche espositive per poter apportare i corretti aggiustamenti laddove si rilevavano criticità.

 

L’intervento

Per l’intervento, la scelta è ricaduta su due tipologie di prodotto. Per l’illuminazione delle teche nell’ala trecentesca abbiamo scelto XAL Nano+ Turn, un sistema componibile dotato di moduli di differenti lunghezze e disponibile con diversi tipi di ottiche. La scelta dei moduli e delle ottiche è stata variata in funzione del tipo di opera e della modalità di applicazione del sistema.

Questa tipologia di illuminazione è stata selezionata per la flessibilità del sistema, che consente di adeguare l’illuminazione delle teche espositive in funzione delle opere; per le ottiche disponibili, che permettono una modulazione dell’effetto luminoso desiderato; per l’elevata resa cromatica, con cui abbiamo potuto risaltare con la giusta intensità le cromie delle opere e, infine, per la possibilità di dimmerazione, che consente di ottenere la quantità di luce corretta per ciascuna opera.

Per le teche espositive dell’ala Quattrocentesca, invece, vista la differente tipologia di esposizione, abbiamo deciso di utilizzare XAL Nano Just, in esecuzione speciale realizzato appositamente per questo intervento. La qualità dei led (CRI95) consente di apprezzare le opere nel miglior modo possibile, rispettandone cromie ed esaltandone i particolari in maniera equilibrata e non invadente. Per tutte le opere ad alta fotosensibilità, anche grazie al sistema di dimmerazione, sono stati rispettati i 50lx (lux)necessari. La scelta di ottiche a fascio spot e medium ci ha permesso di concentrare la luce sulle opere mettendole in risalto senza avere dispersione nell’ambiente.

Di particolare interesse per quanto riguarda l’aspetto illuminotecnico, è stato il rame incisorio, esposto nell’ala Trecentesca. Il rame incisorio è una lastra in rame che serviva per la stampa di una Pianta settecentesca della città, caratterizzato da incisioni molto fini e quasi impercettibili. Lo scopo era riuscire a mettere in risalto le incisioni con un gioco di ombre e parti illuminate per un miglior apprezzamento e visione dell’opera.

Fig. 3 - Prova illuminotecnica per la realizzazione della teca che ospiterà una delle lastre di Andrea Bolzoni

Fig. 3 – Prova illuminotecnica per la realizzazione della teca che ospita il rame incisorio di Andrea Bolzoni (1689-1760)

La luce dunque, doveva essere a radenza e non a “proiezione”, per evitare l’appiattimento delle incisioni, motivo per cui abbiamo scelto anche in questo caso spot Nano Turn+ con ottiche strette. Vista la particolarità dell’opera e il tipo di materiale, la scelta della dimmerazione, anche in questo caso, ci ha permesso di calibrare correttamente la quantità della luce.

Il risultato finale è un’illuminazione curata nei dettagli che si intreccia perfettamente con l’intento comunicativo del Museo e l’obiettivo di far muovere il visitatore in uno spazio coerente, intuitivo ed empatico.

 

Pubblicato su “MuseoinVita” | 10-11 | 2020-21