Nuova vita per Palazzo Schifanoia.
Il cantiere di restauro: confronti e scoperte

Pubblicato su “MuseoinVita” | 9-10 | 2019


Palazzo Schifanoia è l’edificio che forse racconta maggiormente la storia e la magnificenza della casata d’Este a Ferrara. È un fabbricato che si è sviluppato per lotti successivi a partire dal tardo Trecento con l’avvicendarsi dei diversi marchesi e duchi estensi, per poi essere stato utilizzato in vario modo fino alla riscoperta delle pitture murali del Salone dei Mesi e all’acquisizione del Palazzo da parte del Comune di Ferrara. Tutte queste fasi hanno lasciato tracce nel fabbricato, molte già conosciute[1] e alcune scoperte nel corso dei nostri lavori.

A seguito del sisma che ha coinvolto la città nel 2012, si sono evidenziate delle fragilità strutturali che hanno reso necessario l’inizio di un cantiere di “riparazione danni e miglioramento sismico”. L’occasione è stata propizia per finalizzare il progetto di riutilizzo che da anni cercava di ridare unitarietà alla funzione espositiva del Palazzo: sia per la parte trecentesca, già restaurata e aperta al pubblico con i lavori della metà degli anni ‘80, sia per il nucleo quattrocentesco, molto frammentato nei vani al piano interrato e ammezzato nonché disponibile alla visita solo per le sale principali del piano nobile.

Il cantiere, avviato nell’aprile del 2018 e concluso nel marzo del 2020, si inquadra nelle attività del Servizio Beni Monumentali del Comune di Ferrara, la cui dirigente, architetto Natascia Frasson è stata la Responsabile Unico del Procedimento.

Il progetto architettonico è stato curato dall’architetto Clara Coppini,  che ha saputo mediare le differenti esigenze legate alle necessità espositive dei Musei di Arte Antica con il progetto di miglioramento sismico, l’indispensabile adeguamento impiantistico e la necessità di ridare riconoscibilità agli ambienti.

L’alta complessità dell’intervento ha reso indispensabile uno stretto lavoro di squadra tra me, Direttore dei Lavori, e i Direttori Operativi specialistici: gli ingegneri Marco Roversi e Marco Pierfederici rispettivamente per le opere strutturali e per gli impianti meccanici, il Perito Industriale Massimo Bruttomesso per gli impianti elettrici e l’ingegnere Stefano Bergagnin per gli impianti antincendio.

Due anni di lavori necessari per consolidare i solai a tutti i livelli, consolidare le murature chiudendo discontinuità di vuoti e risistemare la facciata sul giardino, riorganizzare le sale espositive al piano terra attraverso la demolizione del piano ammezzato a favore di grandi sale che riprendono le volumetrie originarie, il tutto con un rifacimento impiantistico generale capace di rispondere alle nuove esigenze museali e alle odierne normative di sicurezza.

Il cantiere ci ha permesso, inoltre, di scoprire i motivi dei lavori resisi necessari nei secoli passati.

Fig. 1 - Schema tratto da: "Ricerca storica del Progetto dei Lavori di miglioramento sismico"

Fig. 1 – Schema tratto da: “Ricerca storica del Progetto dei Lavori di miglioramento sismico”


Sappiamo che il primo nucleo (Fig. 1) del Palazzo è quello dell’ala trecentesca che con Alberto V d’Este, su progetto di Bartolino Ploti da Novara[2], viene ampliato verso est con un corpo centrale più alto e un altro a un solo piano (sono ancora visibili le tracce dei merli in facciata a destra del portale) andando probabilmente a occupare gli spazi di precedenti edifici. Durante i lavori di pulizia del seminterrato, in prossimità dei due muri portanti posti trasversalmente che racchiudono la scala che conduce dall’ammezzato alla Sala Caccia del primo piano, si è scoperto che tali muri non presentavano fondazione, bensì poggiavano su detriti, causando un importante abbassamento del solaio del piano nobile, come abbiamo riscontrato nel corso del nostro intervento di consolidamento. Tale abbassamento in origine era stato compensato con un riempimento soltanto al primo piano ma non nel solaio del sottotetto; ciò dimostra che al momento della sopraelevazione della porzione di destra, avvenuta per volere di Borso dal 1469 su progetto di Pietro di Benvenuti[3], l’abbassamento c’era già stato e senza ulteriori modifiche è arrivato fino a noi. I recenti lavori hanno arginato questa carenza, creando una nuova fondazione alla base della scala. Una fragilità che potrebbe essere stata la causa del crollo di alcune parti, comprese le merlature, che nel 1493 ha reso necessario l’intervento di Biagio Rossetti, architetto di Ercole I d’Este. Egli rimosse tutti i merli e realizzò nuove stanze a est, più lunghe sul giardino, a sostegno della struttura esistente, uniformando poi tutto il coperto con un nuovo importante cornicione rinascimentale.

Fig. 2 - Merlatura inglobata nella muratura dell’ampliamento realizzato da Biagio Rossetti

Fig. 2 – Merlatura inglobata nella muratura dell’ampliamento realizzato da Biagio Rossetti

La parete che era stata fino a quel momento esterna, si trova oggi (Fig. 2) inglobata all’interno delle sale corrispondenti all’ampliamento. È così che nella Sala Marmi (Fig. 3) è visibile un’ampia testimonianza della decorazione della facciata di fine Quattrocento[4].

Fig. 3 - Palazzo Schifanoia, Sala Marmi

Fig. 3 – Palazzo Schifanoia, Sala Marmi

Nel corso dei lavori, nella stanza sottostante (Fig. 4) ora adibita a laboratorio, si sono trovate altre tracce della finitura a ottagoni e finti marmi, restaurati e lasciati in vista.

Fig. 4 - Ottagoni dipinti a finti marmi ritrovati al piano ammezzato di Palazzo Schifanoia

Fig. 4 – Ottagoni dipinti a finti marmi ritrovati al piano ammezzato di Palazzo Schifanoia

Per mettere in risalto questa importante testimonianza, e per sopperire in parte alla chiusura del Palazzo a causa del cantiere in corso, nell’androne passante del civico 21 (Fig. 5) è stata installata una stampa a tutta altezza che ricostruisce la facciata su via Scandiana come doveva apparire al tempo degli Estensi. È stato inoltre allestito un “Museo digitale” che tramite una applicazione su PC consente la visita virtuale al Salone dei Mesi[5]. L’intero allestimento è stato conservato anche dopo il completamento dei lavori di restauro.

Fig. 5 - "Museo digitale" nell’androne di via Scandiana 21, ala trecentesca di Palazzo Schifanoia

Fig. 5 – “Museo digitale” nell’androne di via Scandiana 21, ala trecentesca di Palazzo Schifanoia

Nel corso dei lavori si è reso necessario il consolidamento del cornicione e delle cornici in cotto della facciata scoprendo interessanti pitture sul cornicione a simulare delle baccellature. Il CNR – Istituto per la Conservazione e la Valorizzazione dei Beni Culturali di Milano ha effettuato lo studio stratigrafico su due frammenti, uno prelevato dai dentelli inferiori e uno dalle baccellature dipinte (Fig. 6). L’esito ha confermato la finitura a gesso e ocra su doppio strato di stucchino a calce, nonché ocra con presenza di gesso. Tutto il cornicione in cotto era quindi rifinito superficialmente. Nel campione delle baccellature sono presenti anche ossalati di calcio a dimostrazione che è stata impiegata una sostanza organica oggi mineralizzata, probabilmente usata come legante e fissativo.

Fig. 6 - Particolare del cornicione rinascimentale dipinto

Fig. 6 – Particolare del cornicione rinascimentale dipinto

Sempre nella porzione est dell’ala quattrocentesca, durante gli scavi per il posizionamento dell’elevatore nella scala dell’ingresso al civico 27 e contemporaneamente per il passaggio degli impianti nel vano tecnico  ai piedi dei laboratori, sotto le murature, anche qui senza fondazione, si sono trovati dei pavimenti (Fig. 7) in cocciopesto (calce idraulica naturale e frammenti di laterizi cotti e macinati) trecenteschi appartenenti quindi a fabbricati precedenti. Si tratta di uno strato spesso circa 10 cm, poi lisciato superiormente.

Fig. 7 – Pavimenti in cocciopesto trecentesco di edifici preesistenti all’ampliamento del 1391

Fig. 7 – Pavimenti in cocciopesto trecentesco di edifici preesistenti all’ampliamento del 1391

Altri ritrovamenti si sono evidenziati in prossimità della grande loggia sottostante il Salone dei Mesi, chiusa in due fasi successive: a inizio del XIX secolo con il tamponamento di due archi e nel 1859 con il completamento da parte dell’ingegnere Tosi Foschini che fece rimuovere “tutte e cinque le colonne di marmo, per essere depositate insieme a capitelli, basi e mezzi capitelli delle colonne di pietra nel magazzino comunale”[6]. Nell’antibagno verso il giardino, in prossimità dall’androne passante del civico 21, è ora visibile una semicolonna (Fig. 8) in laterizio recuperata e messa in luce da questi ultimi lavori.

Fig. 8 - Semicolonna del loggiato (ora tamponato), lato giardino del Palazzo

Fig. 8 – Semicolonna del loggiato (ora tamponato), lato giardino del Palazzo

Si tratta dell’inizio del loggiato presente fino al XIX secolo e del quale, nell’attuale sala bookshop-biglietteria, è stato ritrovato (Fig. 9) e restaurato il fascione dipinto, celato dai controsoffitti in arella rimossi durante i recenti lavori.

Fig. 9 - Particolare del fascione dipinto ritrovato nel loggiato

Fig. 9 – Particolare del fascione dipinto ritrovato nel loggiato

Interessantissime sono le tracce di una cornice di legno applicata (ora dispersa) a chiusura della cornice (Fig. 10) che girava sulle grandi travi composte, anch’esse dipinte come la cornice.

Fig. 10 - Sala bookshop-biglietteria, ex loggiato, a restauro concluso

Fig. 10 – Sala bookshop-biglietteria, ex loggiato, a restauro concluso

I documenti e le piante storiche documentano anche la presenza di uno scalone esterno coperto che dal giardino portava direttamente al Salone dei Mesi. Oggi è evidente (Fig. 11a) la sola apertura tamponata che ne costituiva l’approdo al primo piano.

Fig. 11a - Scavo sulle fondazioni dello sScalone di accesso al Salone dei Mesi, demolito nel XVIII secolo

Fig. 11a – Scavo sulle fondazioni dello Scalone di accesso al Salone dei Mesi, demolito nel XVIII secolo

Potendo disporre di un’accurata descrizione[7] che indica anche le dimensioni, seppure approssimate, della scalinata, si è proceduto a uno scavo specifico nel giardino (Fig. 11b) che ha portato alla scoperta delle fondazioni nel punto di snodo delle due rampe. Gli scavi, supervisionati dalla Soprintendenza Archeologica, sotto la direzione dell’archeologa Chiara Guarnieri, dopo la rilevazione sono stati richiusi.

Fig. 11b - Scavo sulle fondazioni dello Scalone di accesso al Salone dei Mesi (part.)

Fig. 11b – Scavo sulle fondazioni dello Scalone di accesso al Salone dei Mesi (part.)

Al piano terra sono state recuperate le stanze con le volumetrie originali e rimossi tutti i controsoffitti in arella, svelando così i solai lignei originali (Fig. 12). Questi ultimi sono stati sottoposti nell’estradosso a consolidamento strutturale, mentre nell’intradosso sono stati puliti e restaurati.

Fig. 12 - Piano terra: solai lignei interessati dai restauri (part.)

Fig. 12 – Piano terra: solai lignei interessati dai restauri (part.)

È qui che è stato possibile riportare alla luce diverse decorazioni probabilmente riconducibili alle imprese estensi, alcune sovrapposte l’una all’altra, risultato dell’utilizzo di tavole di recupero provenienti da altri solai. Ove mancanti, sono state completate le cornici e le cantinelle e successivamente il legno è stato tonalizzato (Fig. 13) con un protettivo per ridare uniformità al complesso delle strutture lignee.

Fig. 13 - Piano terra: solaio ligneo a restauro concluso

Fig. 13 – Piano terra: solaio ligneo a restauro concluso

La sala più rappresentativa di tutto il palazzo è senz’altro il maestoso Salone dei Mesi (per approfondire clicca qui). Di seguito, una ricostruzione fotografica (Fig. 14) dei principali momenti dei lavori di consolidamento strutturale.

Fig. 14 - Il Salone dei Mesi prima, durante e dopo i lavori di restauro

Fig. 14 – Il Salone dei Mesi prima, durante e dopo i lavori di restauro

Il cantiere che si è appena concluso è stata una preziosa occasione per comprendere meglio il Palazzo, la sua evoluzione e gli interventi che si sono susseguiti nei secoli per rispondere alle esigenze nate via via nel corso della sua lunga esistenza. L’analisi della documentazione storica e d’archivio ha poi completato il quadro delle informazioni necessarie per fare le scelte più consone in vista di quest’ultima trasformazione. Una trasformazione che proietta oggi l’antico Palazzo Schifanoia verso un’altra, nuova vita.

(crediti fotografici: Francesca Pozzi)

 

Lavori di riparazione e miglioramento strutturale post sisma Palazzo Schifanoia di Ferrara

Scheda tecnica del cantiere

Progetto finanziato da “Fondi Emergenza Sisma Regione Emilia Romagna – Programma Opere Pubbliche – Beni Culturali” e Fondi Assicurativi Comunali.

Responsabile del Procedimento in fase di Progettazione: Ingegnere Luca Capozzi, Settore Opere Pubbliche e Patrimonio.

Responsabile del Procedimento in fase di Esecuzione: Architetto Natascia Frasson, Servizio Beni Monumentali.

Lavori di protezione/restauro apparati decorativi e soffitti lignei: ditte “Laboratorio Ottorino Nonfarmale di Bologna” e “Laboratorio Andrea Fedeli di Firenze”.

Lavori di riparazione e miglioramento strutturale post sisma: ATI “consorzio AR.CO Lavori + Consorzio Ciro Menotti di Ravenna”. Ditte esecutrici: Emiliana Restauri (Bo),  A.C.G (Ra), Idrotermica Valli (Lugo, Ra).

Progetto architettonico: Architetto Clara Coppini, con la collaborazione di Alessandro Checchi (Geometra) e di Davide Costa (Disegnatore), Architetto Serena Cilliani.

Direzione Lavori: Architetto Francesca Pozzi con la collaborazione di Alessandro Checchi (Geometra), e Architetto Rossella Bizzi.

Progetto e Direzione Operativa strutture: Colombi Roversi & Associati: Ingegnere Marco Roversi e Ingegnere Ottavia Vitarelli.

Progetto e Direzione Operativa impianti meccanici: Ingegnere Marco Pierfederici.

Progetto e Direzione Operativa impianti elettrici: Perito Industriale Massimo Bruttomesso.

Progettazione e Direzione Operativa impianto idrici antincendio+Sicurezza Dlgs 81/08: Ingegnere Stefano Bergagnin.

Direzione Operativa opere di Restauro Specialistico: Restauratrice Donatella Magnani.

 

Note

[1] C. Di Francesco, Schifanoia. Delizia, “Fabbrica”, Palazzo, Museo, in S. Settis e W. Cupperi (a cura di), Il Palazzo Schifanoia a Ferrara, Modena 2007, pp. 51-82.

[2] G. Biondi, La letteratura sul Palazzo Schifanoia, in R. Varese (a cura di),  Atlante di Schifanoia , Modena 1989, p. 25.

[3] G. Biondi, op. cit., p. 26.

[4] R. Varese, La vera facciata di Schifanoia, in “Critica d’arte”, III, 1978, nn. 160-162, pp. 44-66.

[5] Alla realizzazione dei materiali digitali hanno collaborato: il Dipartimento di Architettura di Ferrara, il Comune di Ferrara, l’Istituto di Studi Rinascimentali e l’Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali, Regione Emilia-Romagna. Il progetto è stato coordinato da Manuela Incerti, Docente di Rilievo dell’architettura, Università degli Studi di Ferrara, che ha curato anche l’allestimento qui illustrato.

[6] S. Ghironi e F. Baroni, Note storiche su Palazzo Schifanoia, in “Atti e memorie della Deputazione ferrarese di storia Patria”, XXI, 1975, p. 132.

[7] S. Ghironi e F. Baroni, op. cit., p. 134.

Pubblicato su “MuseoinVita” | 9-10 | 2019