La “Sacra Famiglia” del Cavalier d’Arpino: relazione di restauro

Pubblicato su “MuseoinVita” | 11-12 | 2020/21


L’intervento di restauro è stato realizzato grazie ad “Opera Tua”, un progetto per la valorizzazione dei beni culturali italiani di Coop Alleanza 3.0realizzato in collaborazione con Fondaco Italia, l’Associazione Beni Italiani Patrimonio Unesco e il patrocinio del Touring Club Italiano; supervisione del Museo della Cattedrale (Direttore Giovanni Sassu) e alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara (funzionario responsabile Donatella Fratini).

La “Sacra Famiglia” è un’opera della piena maturità di Giuseppe Cesari detto Cavalier d’Arpino (1568-1640). Esponente del tardo manierismo, molto attivo tra Roma e Napoli, era definito ai suoi tempi «pittore unico, rado ed eccellente, di altissima reputazione». È noto per la sua carriera prolifica al servizio di papi e imperatori e, soprattutto, essere stato il primo maestro romano di Caravaggio.

Il dipinto (1627 circa, olio, diametro cm 159), già nella collezione romana del cardinale Girolamo Crispi, raggiunge Ferrara quando quest’ultimo divenne vescovo di Ferrara tra il 1743 al 1746. Donato alla Cattedrale dopo la morte del religioso, il dipinto entra nella collezione del Museo sin dalla sua fondazione nel 1929.

Dopo un restauro risalente agli anni 70, l’opera, bisognosa oramai di un importante intervento di riordino e pulitura, è entrata in un progetto di valorizzazione dei beni culturali italiani di Coop Alleanza 3.0 che, in collaborazione con Fondaco Italia, con l’Associazione Beni Italiani Patrimonio Unesco e con il patrocinio del Touring Club Italiano, ha finanziato il pregevole restauro affidato a  Sonia Radicchi.

Le fasi del restauro

Le varie parti del manufatto sono state disassemblate per consentire il necessario intervento, specifico e mirato, su ciascuna di esse. 

La cornice

La cornice presentava uno spesso strato di materiale incongruo (Fig. 3) e polvere e, quindi, è stata spolverata sia sul verso che sul recto. La pellicola pittorica e la doratura presentavano lacune e sollevamenti (Fig. 4) per cui sono state eseguite le adesioni delle parti pericolanti tramite l’utilizzo di resina acrilica Acril al 50%. Avendo riscontrato la presenza di un attacco da parte di insetti xilofagi (Fig. 5), il verso è stato trattato con Permetrina.

Per rinforzare e rendere meno sensibile agli sbalzi termoigrometrici la struttura lignea, si è proceduto con la stesura di resina acrilica (Paraloid al 5%) a pennello. Di seguito sono state eseguite le stuccature  con stucco a solvente delle porzioni lignee che presentavano fratture o lacune di materiale.

Sul recto sono state eseguite le prove di pulitura (Fig. 6) e si è proceduto con White Spirit sulle zone dorate che presentavano materiale inscurito (porporina), in modo da ritrovare la brillantezza della doratura sottostante. La doratura della modanatura più esterna è maggiormente abrasa e lacunosa rispetto alla modanatura più interna che si presenta più compatta e continuativa. Il bolo sottostante è giallo arancio, ma durante la pulitura si è potuto verificare che al di sotto è presente una precedente doratura a bolo rosso. Per quanto riguarda la modanatura verde, il materiale incongruo è stato asportato con l’utilizzo di Tween 20 al 2%. La stesura verde è sicuramente recente e abbastanza sensibile anche ai solventi più blandi. E’ stata verificata la presenza di colore nero al di sotto di questa stesura.

Non potendo verificare l’entità delle lacune di doratura e colore originale, è stato deciso di mantenere lo strato più superficiale perché ormai storicizzato. Sono state eseguite le stuccature a gesso e colla e ritocco pittorico  delle lacune  e abrasioni di porzione pittorica e doratura per ristabilire l’omogeneità visiva. Sulla cornice è stato steso a pennello uno strato di vernice protettiva trasparente; sulla parte verde è stato inoltre eseguito l’invecchiamento tramite la stesura di cera microcristallina colorata. L’attaccaglia originale è stata controllata e si è verificato che può ancora svolgere la sua funzione di ancoraggio dell’opera al muro.

Il telaio

Il telaio originale era sicuramente a crociera poiché sulla pellicola pittorica si riscontrano i segni dei regoli. La crociera non era disposta ortogonalmente rispetto alla raffigurazione esistente, ma era spostato, formando una X, come si può verificare a luce radente (Fig. 7). Il telaio è stato probabilmente sostituito con quello presente, in un restauro precedente. Esso è fisso, senza smussatura distanziatrice, in legno di latifoglia con incastri battuta a mezzo spessore, incollati e stuccati con materiale proteico, probabilmente gesso e colla. Anche i nodi o eventuali fessure si presentano stuccati.

Lungo tutto lo spessore del telaio è stato inchiodato un listello ligneo di circa 2 cm di spessore per ampliare il diametro e permettere l’inserimento nella cornice (Figg. 2, 8, 9). La tipologia del legno e la quantità di colla utilizzata hanno creato l’ambiente perfetto per un importante attacco da insetti xilofagi (Fig. 5). Tutta la struttura è risultato molto indebolita e, di conseguenza, non sussistendo le necessarie garanzie di adeguata conservazione dell’opera, il telaio è stato sostituito con uno di nuova fattura conforme alle esigenze conservative. Il telaio nuovo, in legno di conifera, espandibile e con smussatura distanziatrice, è stato mordenzato prima di ritensionare la tela.

La tela

La tela è in lino o canapa con tramatura ad armatura 1:1, il filo ha medio spessore. Il supporto originale era stato foderato probabilmente a colla pasta; evidente la presenza di molte deformazioni causate sia dal cattivo tensionamento al telaio sia per l’inadeguata adesione alla tela da rifodero. Dal retro era infatti visibile una grande macchia sulla foderatura, dovuta ad un attacco fungino che aveva completamente disgregato la colla di adesione tra i due supporti cellulosici. Il dipinto è stato spolverato con pennelli morbidi e aspirapolvere da entrambi i lati per rimuovere i depositi superficiali incoerenti.

Gli strati pittorici con legante oleoso presentano crettature da invecchiamento, abrasioni e lacune dovute alle deformazioni del supporto. Gli strati presentano problemi di adesione tra di loro. Sono evidenti ampie ridipinture di bassa fattura e virate di colore (Fig. 10).

Part. della ridipintura sulla gamba del Bambino con luce UV

Fig. 10 – Part. della ridipintura sulla gamba del Bambino con luce UV

Il bordo del dipinto è completamente rimaneggiato poiché sono visibili stuccature a gesso e colla e colore apposto direttamente sul listello esterno al telaio.  Il viso e il collo della Vergine, la gamba e il drappo del Bambino, hanno subito una forte variazione cromatica, come tutte le altre ridipinture, ma più evidenti per l’estensione (Figg. 11, 12).

La vernice di protezione è molto ingiallita e scurita per cui non permette una corretta lettura del colore originale. Dopo aver eseguito il  test di Feller, si è proceduto con la pulitura utilizzando un solvent gel a base di Butilacetato e Alcool Isopropilico in modo da assottigliare la patina. Alcune ridipinture, sono state asportate con lo stesso solvent gel; in altri punti, soprattutto gli incarnati della Vergine e del Bambino, sono stati rimossi tramite l’utilizzo di solvent gel con Alcool Isopropilico basico con ph 9 che ammorbidiva lo strato per poi procedere con pulitura a secco a bisturi (Figg. 13, 14).

Al di sotto delle ridipinture sono stati trovate due tipologie di stucco: uno a gesso e colla, l’altro di natura sintetica (rigonfia con Etilacetato) per cui quasi sicuramente colla Vinavil. Queste ultime sono di due colori: nere e rossicce. Le prime sono facilmente rimovibili, le seconde tendono a formare uno strato gommoso e più ostico da asportate.

A pulitura ultimata, è stato possibile verificare che buona parte di viso e collo della Vergine e la mano destra sono state abrase durante una precedente pulitura poiché, al di sotto della pellicola pittorica definitiva, esiste uno strato di incarnato molto più chiaro (Figg. 15, 16, 17, 18).

Il restauratore precedente ha probabilmente pensato che lo strato più superficiale non fosse originale e solo successivamente si è accorto che si trattava di un pentimento del pittore. Si riscontra la presenza di molti pentimenti su tutta la superficie verificabili dalla differenza del soggetto attuale rispetto allo spessore delle pennellate sottostanti e con altra direzione o forma.
Al di sotto del cuscino sul quale il Bambino (Fig. 19) è adagiato, è stato “trovato” un globo (Fig. 20); mentre nascoste dal panneggio sono riemerse le nudità, coperte in epoca successiva probabilmente per un mutato gusto del tempo.

E’ stato possibile riscontrare la presenza di chiodi direttamente apposti sulla pellicola pittorica soprattutto lungo i bordi per mantenere il dipinto originale ancorato al telaio e, al di sotto della tela originale, di chiodi ribattuti nel fronte del telaio atti a tenere tensionato il supporto di rifodero. Le punte metalliche sopra e sotto la pellicola pittorica sono state asportate.

La pellicola pittorica è stata velinata, come protezione durante le operazioni di restauro successive, con carta giapponese e Klucel G al 5% in acqua (Fig. 21). Il listello ligneo laterale è stato quindi rimosso. Si è proceduto con l’eliminazione di tutti i chiodi di ancoraggio laterale e le due tele sono state facilmente divise (Figg. 22, 23). La zona che manteneva un minimo di adesione tra le tele si trovava al centro del dipinto. Si sono riscontrate lacune del supporto cellulosico.

E’ stata quindi eseguita la pulitura del retro della tela originale per asportare il residuo di adesivo tramite umidificazione a zone e passaggio di raschietto metallico. Il dipinto è stato quindi trattato con Benzalconio Cloruro al 2% in acqua e messo ad asciugare sotto peso in modo anche da eliminare le deformazioni. I bordi originali erano molto sfrangiati e depolimerizzati; tutto il supporto, a seguito dell’attacco fungino, era molto fragile per cui si è optato per una nuova foderatura che potesse restituire forza alla tela originale. Ritrovata la planarità, il dipinto è stato trattato dal retro con Beva 371 in White Spirit in proporzioni 1:5. E’ stata quindi eliminata la velinatura di protezione e sono stati eseguiti gli inserti nelle lacune di porzione cellulosica con adesivo poliammidico a caldo.

Dopo aver trattato una nuova tela cellulosica di spessore leggermente più grosso dell’originale con adesivo Beva 371 a spatola, il dipinto è stato foderato e stirato sottovuoto. La tela è stata quindi ritensionata su nuovo telaio ad espansione e con smusso distanziatore, tramite punte metalliche. Le lacune di porzione pittorica sono state stuccate con gesso e colla eseguendo l’imitazione di superficie.

Per ritrovare l’unità di lettura dell’opera, dopo la verniciatura a pennello, è stato eseguito il ritocco pittorico con colori a vernice ad imitazione, tranne che sul ginocchio del Bambino dove, si è optato per una ricostruzione a piccolo tratteggio per mantenere riconoscibile l’intervento. Si è proceduto con la verniciatura finale a spruzzo dove è stata utilizzata un prodotto acrilico satinato che permetta di fruire della cromaticità dell’opera, senza fastidiosi riflessi. Il dipinto e la cornice sono stati quindi riassemblati tramite l’utilizzo di spessori e fascette metalliche facilmente rimovibili e viti metalliche (Figg. 24, 25).

 

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